Fattura non pagata: buone pratiche per tutelare l’azienda

Verifica pagamento fatture su excel

Tra i rischi che un’azienda deve tenere in considerazione c’è il mancato pagamento delle fatture emesse. Una situazione spiacevole, soprattutto per il fatto che la legislazione italiana prevede che l’azienda, o il libero professionista, provveda al pagamento delle imposte relative alla fattura emessa, nonostante quest’ultima non sia stata pagata.

Ma allora, è possibile tutelarsi dal mancato pagamento di una fattura? Ci sono delle buone pratiche da mettere in atto quando si verificano dei ritardi nel saldo del pagamento, oppure quando, nel peggiore dei casi, la fattura non viene pagata affatto?

Come minimizzare il rischio di crediti insoluti

Per ridurre al minimo le possibilità che un cliente non provveda al pagamento di una fattura, ci sono alcune accortezze che il libero professionista così come l’imprenditore è tenuto ad avere. Vediamole insieme:

  1. Indica sempre i limiti temporali del pagamento e l’IBAN su cui versare la somma, affinché il cliente non abbia scuse per ritardare o eludere il pagamento.

    Quando un libero professionista o un’impresa emette una fattura, deve aver cura di chiarire tutte le informazioni utili, di dichiarare i dati specifici sul lavoro eseguito, di specificare i soggetti coinvolti nell’operato e di esplicare gli importi che il cliente dovrà provvedere a pagare.

    Un altro errore prevede che nella fattura vengano omessi l’IBAN e gli estremi bancari del pagamento – condizione che rende impossibile procedere al saldo – oltre che i limiti temporali entro cui proseguire.

    In sintesi: è compito, nonché tutela personale, del professionista/imprenditore mettere il cliente nella condizione di pagare. Essere precisi nel rilascio di queste informazioni aiuterà a minimizzare il rischio di mancato pagamento delle fatture.
     
  2. Sollecita il pagamento

    Hai fornito tutti i dati utili, ma il pagamento tarda ad arrivare? Cosa puoi fare?
    Puoi iniziare con una telefonata, durante la quale darai per scontata la buona fede del cliente: magari si è trattato di una dimenticanza e il tuo cliente avrà tutta l’intenzione di porre rimedio al più presto.

    Poi, potrai optare per canali via via più formali: per esempio, puoi inviare una e-mail ordinaria che, se non viene disconosciuta dalla controparte durante l’eventuale processo, avrà anche il valore di prova documentale. Quest’ultima non potrà essere disconosciuta se il cliente avrà risposto o adottato un comportamento tale da sottintendere la lettura della stessa.

  3. Puoi procedere con la diffida, o messa in mora.

    La diffida, o messa in mora, deve essere inoltrata con posta elettronica certificata – PEC – oppure inviata a mezzo di raccomandata con ricevuta di ritorno.

    La lettera deve anche contenere la data di riferimento, ovvero il giorno di emissione della fattura e la scadenza di pagamento. Se il primo sollecito, non porterà al saldo della fattura insoluta, può essere necessario comunicare al cliente l’intenzione di proseguire attraverso una procedura legale. Qualora il debitore non eseguisse il pagamento, nonostante le diffide, si può ricorrere in tribunale, oppure chiedere un decreto ingiuntivo senza avviare una causa.

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