Indice di indebitamento: cos’è e come interpretarlo

Ti sei chiesto se la tua azienda ha, o meno, l’opportunità di ricorrere al debito, senza incorrere in grossi rischi? Calcolare l’indice di indebitamento può aiutarti a determinare la situazione finanziaria della tua società. In questo articolo, vogliamo darti alcuni consigli su come interpretarlo correttamente.

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Cos'è l'indice di indebitamento?

Fare ricorso all’indebitamento è una prassi piuttosto frequente tra gli imprenditori. Talvolta utilizzato come leva finanziaria per aumentare la redditività attraverso l’utilizzo di capitali di terzi, l’indebitamento è – in situazioni peggiori – l’unico fattore grazie al quale risollevare una situazione di crisi. In questo caso, non si auspica alla crescita dell’azienda, ma alla conservazione della stessa.

Ma in cosa consiste questo indice, conosciuto anche come rapporto di indebitamento?  Ebbene, l’indice di indebitamento non è altro che la proporzione tra i fondi presi in prestito e il patrimonio netto dell’azienda stessa. In pratica, attraverso una formula è possibile stabilire la dipendenza dell’azienda dai finanziamenti esterni e, di conseguenza, determinare il grado di benessere aziendale. 

La formula per calcolare l'indice di indebitamento finanziario

Il grado di indebitamento di una società si calcola attraverso una formula semplice e intuitiva che divide il debito totale per il patrimonio totale dell’azienda.

In sintesi:

Indice di Indebitamento = Passività / Patrimonio Netto

Per ottenere il risultato in termini percentuali, occorre moltiplicare la cifra ottenuta dalla precedente divisione per 100.

In sintesi:

Indice di Indebitamento = Passività / Patrimonio netto * 100

Ecco un semplice esempio: immagina che un’azienda abbia contratto un debito totale di 45 mila euro e possieda un patrimonio totale di 450 mila euro. L’indice di indebitamento sarà dunque pari a:

450 / 45 = 0,1 o 10%

Come interpretare i risultati

Una volta ottenuto il grado di indebitamento, come si fa a capire lo stato in cui verte l’azienda? Esistono degli standard che riescono a darci una visione coerente, per quanto sintetica, del livello di rischio aziendale. Eccoli qui:

  • Risultato < 0,50: il patrimonio netto non supera i debiti contratti dall’azienda che è, dunque, in una condizione positiva. Il rischio è minimo e l’attività è solida.
  • Risultato compreso tra 0,50 e 1: i debiti sono consistenti e, sebbene la situazione non sia irrimediabile, è opportuno monitorarla con attenzione.
  • Risultato compreso > 1: i debiti superano il patrimonio netto dell’azienda che si trova in una situazione molto negativa.


I parametri sono dunque in grado di darci una
visione complessiva coerente con la situazione aziendale. Tuttavia, per ottenere un quadro ancora più attinente alle dinamiche del mercato, ti consigliamo di considerare anche le caratteristiche finanziarie della tua attività e la posizione ricoperta, nel medesimo momento, dai tuoi concorrenti di settore diretti.

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Per concludere

Com’è facile intuire, è preferibile avere un basso tasso di indebitamento, nonché sfruttare i capitali esterni con l’obiettivo d’ incrementare i profitti e, in definitiva, intraprendere una fase di crescita. In questo modo, il livello di rischio aziendale rimarrà minimo e l’azienda si troverà in una condizione favorevole, anche agli occhi di eventuali investitori.

Tuttavia, qualunque sia il motivo per il quale ricorrere al debito, c’è una cosa che l’imprenditore non dovrebbe mai sottovalutare: il monitoraggio costante del flusso di cassa.

Quest’attività consente di tenere sotto controllo le transazioni aziendali e di pianificare le azioni più efficaci per anticipare eventuali crisi di liquidità.

In moltissimi casi l’uso di Excel per controllare il flusso di cassa è ancora il metodo più diffuso.  Questo, nella quotidianità, si traduce in  un eccessivo dispendio di tempo – che l’imprenditore potrebbe investire invece più proficuamente in attività strategiche – e un alto rischio di errore, dovuto alla compilazione manuale del file.

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