Decreto crisi impresa, tutto quello che c’è da sapere

Da alcuni mesi il nuovo codice sulla crisi d’impresa è entrato in vigore, sostituendo la precedente legge fallimentare italiana. Approvato nel giugno 2022 dal Consiglio dei Ministri e da subito rivelatosi una rivoluzione nel settore della crisi d’impresa e dell’insolvenza, il decreto crisi impresa apporta modifiche sostanziali volte a perseguire i criteri di trasparenza, rotazione ed efficienza.

Ma che cosa attesta nello specifico? Vediamolo insieme.

Crisi d’impresa cos’è?

Prima di esplicare le novità in materia normativa, concentriamoci sulla definizione di stato di crisi aziendale. Ci sarà utile per comprendere le modifiche apportate alla precedente legge fallimentare.

Un’azienda che verte in una condizione di stagnazione del proprio capitale economico o, nel peggiore dei casi, di riduzione del valore dello stesso capitale e che, in modo sistematico e irreversibile, non riesce a generare flussi di cassa senza interventi di ristrutturazione o risanamento, rischia la crisi di liquidità.

In questo senso, il nuovo decreto sulla crisi d’impresa ha l’obiettivo di tutelare l’esistenza delle aziende, riducendo per quanto possibile i rischi di chiusura. In questo nuovo processo, un ruolo determinante è svolto dal controllo costante degli indicatori di liquidità, grazie ai quali anticipare le crisi di liquidità.

Il fine ultimo del decreto è infatti quello di individuare le aziende in crisi di liquidità, sin dai loro primi sintomi, prevenendo i danni e salvaguardando le attività imprenditoriali più meritevoli che, per un lasso temporale limitato, si trovano ad affrontare una situazione ostile.

Le principali novità del decreto crisi d’impresa

Di seguito, troverai una sintesi delle principali novità proposte dal Decreto di Crisi d’Impresa e Insolvenza.

  • Si introduce il concetto di liquidazione giudiziale


Grazie al nuovo codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza, l’Italia si allinea ad altri paesi europei, minimizzando il disonore che, in precedenza, colpiva l’imprenditore titolare di un’azienda in crisi di liquidità.

Dal luglio 2022, la crisi viene considerata un fenomeno fisiologico dell’impresa; ogni riferimento al termine fallimento e a ogni accenno di discredito morale e personale dell’imprenditore insolvente è sostituito con l’espressione liquidazione giudiziale.

La novità principale risiede, quindi, nella modifica terminologica: si è deciso di adottare qualifiche più neutre per questa procedura, rispetto alle precedenti connotazioni di accezione negativa. Oltre a questo, l’idea alla base della riforma è quella di passare da un contesto organizzativo incentrato sulla liquidazione dell’attivo, alla promozione di procedure di regolamentazione delle crisi che favoriscano la continuità aziendale e il risanamento dell’impresa.

  • Con il nuovo codice, nasce la Composizione Negoziata

La Composizione Negoziata è un accordo volontario, confidenziale e stragiudiziale a cui può accedere, attraverso una piattaforma online, qualsiasi azienda che si trovi in una situazione di instabilità in cui è probabile che si verifichino situazioni critiche o di insolvenza, ma il cui recupero è ancora possibile.

La Composizione Negoziata si svolge sotto la supervisione di un consulente indipendente tenuto a fornire assistenza nelle trattative per il recupero della stabilità economica e finanziaria.

Il consulente indipendente sostituisce dunque gli amministratori? No, con la Composizione Negoziata, gli amministratori continuano a occuparsi dell’attività ordinaria e straordinaria, purché sia condotta nell’interesse prevalente dei creditori.

  • Alle imprese si richiede assetti amministrativi adeguati 

Inoltre, il nuovo codice pone l’accento sull’importanza della prevenzione al fine di diagnosticare tempestivamente la crisi d’impresa. Nell’art. 3, denominato Adeguatezza degli assetti in funzione della rilevazione tempestiva della crisi d’impresa, si richiede alle imprese di dotarsi di adeguati assetti organizzativi, contabili e amministrativi, con l’obiettivo di rilevare tempestivamente la crisi di liquidità.

Si individuano così specifici segnali di allarme per l’attivazione tempestiva degli organi sociali al fine di superare una crisi finanziaria. Tra questi:

  • ritardi sui pagamenti degli oneri retributivi scaduti da almeno 30 giorni in misura superiore alla metà del totale delle passività mensili;
  • passività verso fornitori scadute da almeno 90 giorni in misura superiore alle passività non scadute;
  • esposizioni nei confronti del sistema creditizio e di intermediari scadute da oltre 60 giorni per un importo almeno pari al 5% delle esposizioni;
  • interessi di mora che attivano Obblighi di Segnalazione dei creditori pubblici qualificati.

Sibill ti consente di rilevare tempestivamente la crisi di liquidità

Uno dei provvedimenti stabilito dal nuovo decreto, prevede che le aziende si dotino di strumenti adatti per la prevenzione dello stato di crisi di liquidità, lo abbiamo appena detto nel precedente paragrafo.

Ma come aiutarsi nella gestione del flusso di cassa, in modo da anticipare eventuali criticità e intervenire tempestivamente? Attraverso un software per il monitoraggio del cash flow, ovvero uno strumento in grado di automatizzare il controllo di entrate e uscite e fornire una panoramica complessiva dettagliata e puntuale!

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