Il contesto economico che presenta una sempre maggiore complessità delle transazioni commerciali ci conduce, in questo articolo, a trattare il metodo di contabilità secondo il principio di competenza economica.
Il principio di competenza economica, in effetti, si è reso necessario da quando, con la vendita di beni a credito, le aziende ricevono entrate per un periodo di tempo prolungato rispetto alla vendita di un bene o servizio.
Oggi, gran parte dei bilanci prevedono l’applicazione di questo principio: che siano società di persone o società di capitali e per quanto presentino bilanci differenti, moltissime aziende italiane sono infatti obbligate dalla legge a seguire le competenze economiche.
Ma perché è importante parlarne?
Il principio di competenza economica impone che, nel bilancio, vengano riportati tutti i costi e i ricavi che appartengono al periodo preso in esame. In altre parole, tutti i ricavi dei beni e servizi venduti e i costi delle risorse consumate che si sono manifestati nel periodo di competenza, anche se non si sono ancora concretizzati in una transazione in entrata o in uscita.
Questo mancato legame tra aspetto economico e aspetto finanziario, dunque, ci mette di fronte a due possibilità: il rischio di discordanza tra quanto scritto in bilancio e la reale posizione finanziaria, oppure l’opportunità di avere un quadro lungimirante delle prestazioni dell’azienda stessa.
Conoscere il principio di competenza e saperlo applicare è dunque un concetto chiave per monitorare lo status quo aziendale.
Ma procediamo per gradi.
Come prima cosa, parleremo dei tre corollari del principio di competenza che definiscono quando e come deve essere applicato.
I tre corollari del principio di competenza e in cosa consistono
Dunque, se le piccole aziende e i liberi professionisti sono per legge esonerati dalla redazione del bilancio secondo il principio di competenza economica, ogni azienda con contabilità ordinaria deve invece seguire, per la predisposizione del bilancio, il principio di competenza economica.
Ma quali sono le regole, conosciute come corollari, del principio di competenza?
Vediamoli insieme.
- Non possono essere imputati al conto economico ricavi o costi per cui non siano stati conseguiti i relativi ricavi o sostenuti i relativi costi.
Il primo corollario attesta che il ricavo, o il costo, di cui non c’è stata manifestazione parziale o totale non può essere riportato nel conto economico. - Si rinviano costi già sostenuti o ricavi già conseguiti al risultato economico dell’esercizio successivo, in quanto sia attendibile che, nel futuro esercizio, debbano essere conseguiti o sostenuti i correlativi costi o ricavi.
Più semplicemente: i costi e i ricavi che sono stati rinviati all’esercizio successivo devono essere poi effettivamente riportati nel bilancio successivo. - È necessario imputare al conto economico i ricavi o i costi che durante il corso dell’esercizio non hanno avuto manifestazione finanziaria, nel caso essi abbiano già avuto sostenimento o conseguimento.
In altre parole, il terzo corollario impone che un costo, o un ricavo, che si concretizzerà nell’anno successivo ma ha manifestazione economica nell’anno in corso, debba essere registrato in bilancio secondo le voci:- Rimanenze, beni che in sede di chiusura di esercizio sono rimasti in giacenza senza generare valore;
- Ammortamenti, procedimenti contabili per ripartire su più anni il costo di beni aventi utilità pluriennale;
- Risconti, quote di costo o di ricavo non ancora maturate, ma che hanno già avuto la loro manifestazione finanziaria.
Non perdere di vista la liquidità della tua azienda!
Come si è detto, il principio di competenza impone che vengano imputati a un determinato periodo tutti i costi e i ricavi che hanno effetto economico in quello stesso lasso temporale, a prescindere da quando si verificherà il movimento di denaro in entrata o in uscita.
Ed eccoci al fulcro della questione.
L’applicazione del principio porta a una incongruenza rispetto alla liquidità aziendale, con il conseguente rischio di offrire all’imprenditore una visione errata delle risorse a sua disposizione.
Facciamo un esempio.
A fine anno, la tua azienda ha fatturato la vendita a un cliente con il quale hai accordato il pagamento post datato a gennaio dell’anno successivo. Nonostante questo, dovrai comunque pagare l’IVA e le tasse sulla fattura emessa, che deve essere menzionata nel tuo bilancio di chiusura.
Nella pratica, se un’azienda emette fatture nell’anno corrente dovrà riportare i ricavi associati nel bilancio attuale, nonostante quei crediti vengano, nei fatti, riscossi l’anno successivo. Per l’azienda il rischio è quindi quello di pensare di avere più liquidità a disposizione di quanta non ne abbia realmente e di perdere la reale visione d’insieme del flusso di cassa.
Dunque, come risolvere questa criticità e avere sempre sotto controllo la liquidità aziendale?
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